Celestini Again

Questa* Domani sera (27 Ottobre) all’Auditorium parco della musica, finalmente sgombro dall’orda dei cinefili, torna Carta Bianca con Ascanio Celestini. Nel secondo dei quattro appuntamenti si parla del lavoro, partendo dallo studio fatto per preparare Fabbrica (ma non sarà una riproposizione di quello spettacolo). Anche questa volta sul palco con lui tre musicisti ad accompagnare il suo vorticoso parlato.

* Mi scuso per l’involontaria falsa notizia (ma forse consultando il link ve ne eravate accorti). A mia discolpa (o come punizione), pensate che io ci sono anche andato all’auditorium…

“…Ritornerai, lo so ritornerai…”

LauziEcco, non si fa in tempo a pubblicare una buona notizia che subito ne arriva una pessima. Bruno Lauzi era malato da tempo. Era stato colpito dal Parkinson (all’annuncio della notizia pare abbia detto al medico:”Beh, diventerò un ottimo suonatore di maracas”) ed era diventato testimonial per l’associazione che lo combatte. Restano le sue belle canzoni “smargiasse” e “particolari” e il ricordo di uno spirito che non si è fatto domare neanche dalle avversità. (nella foto un giovane Lauzi con un giovane Bennett)

Careless Whisper

dilbertScott Adams è il creatore di Dilbert, l’ingegnere con la cravatta puntata in su, oppresso da capi incapaci e colleghi nullafacenti. Adams ha perso la capacità di parlare diciotto mesi fa. Diagnosi: “disfonia spasmodica“. Possibilità di guarigione: nulle. Nel suo blog, Adams racconta come è guarito, utilizzando anche una “Nursery rhyme”.

Quando si dice “pensare positivo” (in inglese, ma da leggere).

(Via StormElemental)

RadioRai Podcast /Reprise

In questo post avevo parlato dei PodCast di RadioRai, che avevano come grosso problema di fondo il fatto che ci si potesse iscrivere agli stessi solo per “canale” e non per “programma”, rendendo di fatto scomodo ed inutilizzabile il sistema (in pratica se ti interessa un singolo programma non puoi usare l’aggiornamento automatico, pena lo scaricamento anche delle trasmissioni a cui non si è interessati). Non mi ero accordo di un commento su quel post che mi segnalava l’ottimo DistilleRai creato da Vincenzo Della Mea (lui lo ha definito un disgregatore) che consente proprio di agganciare il singolo feed di puntate del programma che ci piace. Funziona benone, basta aggiungere il podcast nelle funzioni avanzate di iTunes (trovate le spiegazioni anche nel sito stesso). Unica cosa che ancora non mi spiego da parte della Rai, la mancanza di un podcast, magari di sintesi, di Viva Radio2.

Luci, inchino, sipario

Letto, si diffonda il verbo di Mr. Antoniozzi:

” Ma sì, ma perchè dobbiamo stare qui a perdere
tempo dietro ai teatri lirici, che diciamoci la verità
sono un baraccone insostenibile che ormai è imploso
e che non aspetta altro che di esplodere facendo
schizzare per tutta la città pezzi di corde vocali,
note musicali, fogli di musica, archetti, cantinelle,
praticabili e quant’altro li riempia da sempre,
insieme a carte, cartacce, documenti, ritenute
d’acconto, ruolini ENPALS e tutto l’ambaradan che
la moderna amministrazione richiede per un
efficiente funzionamento della baracca.

Ma abbiate il coraggio di dirlo che non ve ne frega
più niente, che saremmo molto più utili alla società
dietro un bancone di supermercato o a spalare
merda nelle varie Fattorie televisive o, meglio,
messi a pecora sulla Salaria per cinquanta euro a
botta salvo sconti a militari e appassionati, tanto
anche se non lo dite appare evidente lo stesso che
la volontà neanche troppo nascosta è quella di farci
chiudere baracca e burattini senza che nessuno alzi
un dito a Roma e, peggio, senza che nessuno si
assuma la responsabilità morale e materiale di
buttarci tutti in mezzo a una strada.

Coraggio, su, ditelo : della lirica non ce ne frega
un beato piffero, ooooh, lo vedete che è liberatorio?
E tanto peggio se il resto del mondo parla italiano
anche (direi principalmente) grazie a Verdi, Puccini
e compagni, se in questo esatto momento da
qualche parte del globo viene rappresentata un’opera
italiana, se ogni anno migliaia di giovani di tutto il
mondo si innamorano della nostra musica, e studiano
la nostra lingua, e cercano di cantare all’italiana, ma
chi se ne frega, ma chiudiamoli questi teatri, cazzo!

Chiudiamoli sul serio però, senza tagliare fondi con le
varie finanziarie, senza questo sgocciolio di rubinetto
sempre più esile, sempre più misero, che ci costringe
a risparmiare settanta euro di scenografia per far
quadrare il bilancio, che spinge i teatri a pagare con
quaranta-sessanta giorni di ritardo, che mette tutti
nella condizione non dico di fare sacrifici, sarebbe
il minimo, ma di indebitarsi NOI con le banche perchè lo
stato (minuscolo, minuscolo e basta) i soldi li

sgancia PER QUALUNQUE ALTRA STRONZATA ma
n
on per la lirica.

Ma chi se ne frega di questi quattro pachidermi
cerebrolesi che cantano Amami Alfredo, ma chi
cazzo è Alfredo poi? Che non si capiscono le trame,
diciamo la verità, e meno male che ci sono i
sottotitoli, ma perchè non li doppiano IN I-TA-LIA-NO
‘sti cantanti, che non si capisce perchè siano tanto
speciali, che mi significa cantare a voce piena
QUANDO CI STA IL MICROFONO!!!
Siamo nel duemilasei, ohè, sveglia!

E i coristi, e gli orchestrali, ma sarà mica un
mestiere, il lavoro fa SU-DA-RE, porca miseria,
mica è un divertimento, me lo dicono sempre i
Carabinieri quando mi fermano per un controllo,
che mestiere fa? Il cantante lirico. Vabbè, ma di
mestiere!? PETTINO LE BAMBOLE ALLA FURGA,
tutti i giorni dalle otto alle sei, perchè, che vi credete
che escono pettinate da sole dalle macchine, no no,
LE PETTINO IO, tutte io, va bene?

Chiudiamo i teatri, chiudiamoli, abbiate pietà di noi,
non manteneteci nell’illusione che gliene freghi
ancora qualcosa a qualcuno, di star facendo qualcosa
di buono, di essere capaci di toccare l’anima di chi
ascolta, ma quale anima, l’anima LA TOCCA IL PAPA
anche se quando parla sembra una delle Gemelle
Kessler (quella più cattiva) chiudiamoli ‘sti teatri,
in fondo noi possiamo sempre provare ad aprire un
bar, una tabaccheria, un tappeto su ponte santangelo,
e coi teatri facciamoci UN BEL GARAGE, che di questo
hanno bisogno le città, altro che di musica e di
cultura, la musica la fa Povia coi piccioni, la cultura
Marzullo, non scherziamo, altro che zumpappà,
e annamo, su!

FACCIAMOCI UN GARAGE multipiano, uno per città,
che meraviglia, finalmente i diciasette piani di torre
del Carlo Felice di Genova saranno utili alla comunità,
tutti potranno entrare alla Scala (e in macchina!!!),
il Petruzzelli lo ritirano su in una notte e forse allora
a Piacenza sapranno dove cazzo è il Teatro Comunale
visto che venti persone cui l’ho chiesto mi hanno
risposto boh e lo sapeva solo un ecuadoregno di
passaggio (il che rafforza la mia fede: la salvezza
verrà, forse, solo dall’immigrazione!)

FACCIAMOCI UN GARAGE!

Noi ex lavoratori dello spettacolo lirico chiediamo
solo, in cambio, un’agevolazione sui prezzi del
mensile per parcheggiare il nostro furgone della
porchetta in un posto che, in fondo, era casa nostra.”

Signori, tanto di cappello.

Brewing


Lievito – Yeast

Originally uploaded by Xabaras.

Come anticipato dai commenti al post precedente, sono riuscito a trovare il tempo per fare un’altra “cotta” di birra. Sto per passare al livello successivo di preparazione e mi serviva fare un’altro po’ di pratica con il malto luppolato. L’immagine è il momento topico della preparazione. L’inoculazione del lievito nel mosto. Dopo bisogna aspettare che parta la fermentazione.
Essendo la birra (a differenza del vino) molto delicata, la preparazione richiede estrema pulizia, occorre sanitizzare e sterilizzare tutto quello che viene a contatto con il mosto. Dopo la fermentazione e l’imbottigliamento (con relativa ri-fermentazione) almeno un mesetto di attesa per gustare il risultato. Ed essendo birre “vive”, più tempo passa e più il loro gusto si affina. Imbottigliata questa (è una birra di frumento) passerò all’ultima cotta di questa serie, una bella birra rossa in stile belga, acidula e con (se viene bene) un gran bel cappello di schiuma persistente.

Dagli all’autore!

Tempo addietro avevo parlato (male) dei moderni autori televisivi, quelli della reality-era, e mi ero beccato anche i rimbotti di uno di loro. Questa notizia sul corriere della sera cade a fagiolo, in quello che sembrerebbere essere non il salto dello squalo, ma la vertiginosa caduta verso gli abissi di questo pseudo-genere. Causa un’overdose di tipi diversi, oltre ai classici, la torta si è vista troppo piccola per tutti. Che si fa? si butta in caciara, cercando a tutti i costi di attirare la morbosità dello spettatore. Ma come avevo Manzonianamente detto “Verrà un tempo…”, in cui anche quelli che dovrebbero godere della gogna mediatica (i S-vip in cerca di riscatto) si ribelleranno. Detto fatto. Ora starà tutto alla produzione e al loro ufficio stampa cercare di trasformare una disfatta in un possibile riscatto, ma da come la vedo io se prima si sentivano gli scricchiolii ora si iniziano a vedere i travetti che reggono lo sfondo. Poi devo ancora capire cosa questi “autori” millantino come invenzione, visto che da quello che ho letto sull’articolo hanno semplicemente tolto materiale ai poveri derelitti. Con tutti i soldi spesi e il budget che hanno potevano trovare soluzioni raffinate (alla Lost), invece il massimo è andare per sottrazione, lavorando come se stessero girando il “blair Witch Project”.

Discorso a parte meriterebbe “la pupa e il secchione”, dove come infiltrato contromediatico c’è la presenza di Gianluca Nicoletti. Molti hanno criticato la sua partecipazione allo show, perchè parla poco o non parla, non fa a pezzi tutto ecc. Per capire bene il suo ruolo bisogna ascoltarlo in radio a Melog, dove, con molta tranquillità, ci svela i retroscena e l’analisi sociale del programma, fatta ovviamente dal punto di vista privilegiato di che ci è dentro. Come dire, per spiegare la mota, bisogna a volta sguazzarci dentro un po’.