Avogadro it’s my co-pilot

Arriverò sicuramente buon ultimo, ma occorre comunque dare visibilità al caso Boiron-Samuele di B-log:0. In pratica la simpatica ditta che vende le famosissime caramelline di zucchero ha cercato di far bloccare il sito al provider di Samulele (a proposito Samuele, qual è il tuo?) il quale ha invece agito nella maniera corretta, permettendo la modifica ma senza far sparire neanche un secondo l’articolo in questione. Resta poi il discorso su quella che pare essere una pratica comune, quella della minaccia leguleia a post su internet. Risparmatemi poi, cari leguleji in ascolto, il solito discorso del “eh, ma così non si può fare, li ha diffamati”. Ho deciso, con atto altamente democratico, di cancellare tutti questi tipi di commenti. Così, perché i bizantinismi mi stanno fortemente antipatici.

Aggiungo una cosa. Chi come me ha fatto almeno un anno di chimica a scuola e ha fatto esercitazioni di analisi e attività di laboratorio è perfettamente “vaccinato” contro la storia delle diluizioni e della fialetta agitata. Che il becco Bunsen sia con voi!

Peppe D’Avanzo e l’ovale

Molti lo conoscono per le dieci domande al premier Berlusconi, per le inchieste, ma lo scomparso Beppe D’Avanzo era anche un rugbista. Voglio ricordarlo con questo suo pezzo (invero vecchietto e in ricordo di quella partita che fu un disastro), che ben descriveva con splendido stile il nostro sport:

Il rugby per salvare l’Italia

Noi appassionati del rugby – diversi e un po’ sfigati come può esserlo in Italia chi non ama il calcio – abbiamo un sogno: vedere l’ 8 settembre a Marsiglia, quando l’Italia giocherà con gli All Blacks la partita di esordio dei Mondiali, il premier, il leader dell’ opposizione. Perché no?, il capo dello Stato. In buona sostanza, chi ha sulle spalle la responsabilità di guidare il Paese. Per un motivo elementare: abbiamo la convinzione che l’Italia abbia bisogno del rugby; che i princìpi del rugby consentano di guardare meglio lo «stato presente del costume degli italiani».

Siamo persuasi che questo gioco possa migliorare l’Italia. È un mistero inglorioso, per gli italiani, il rugby. Pochi sanno esattamente di che cosa si tratta. È un peccato perché il rugby ha le stesse capacità mitopoietiche del calcio e, come il calcio, permette di interpretare il mondo. Dalla sua, il football può vantare moltissimi scrittori che si sono misurati con quest’impresa. Qui da noi con il rugby si è misurato soltanto, che io sappia, Alessandro Baricco con tre cronache (due su questo giornale) che, per noi del rugby, sono ancora oggi una medaglia da mostrare in giro. Di quelle cronache, negli spogliatoi e sugli spalti semideserti, se ne conoscono le frasi a memoria. Un paio in particolare: «Rugby, gioco da psiche cubista»; «Qualsiasi partita di rugby è una partita di calcio che va fuori di testa». Non si discute la scintillante eleganza della scrittura. Mi sembra, però, che la prova di Baricco confonda quel poco che nel rugby è chiaro. «Psiche cubista». A naso, credo che si possa contestare l’ accostamento tra i volumi, i vuoti del cubismo e il rugby.

Il rugby è fatto di traiettorie e di pieni, Continue reading Peppe D’Avanzo e l’ovale