Provenzano, Camilleri e Fiorello

Oliviero ToscaniSalve, sono sprofondato sotto una selva di cifre e un’orgia di exit pool, e non riuscivo a trovare il tempo (e la voglia, lo ammetto) di scrivere qualcosa. Poi il baillame politico è stato messo in sordina dalla cattura di Provenzano e mi torna in mente l’intervista a questo proposito sentita al volo su Radio3, dove Camilleri faceva un interessante escursus intorno alla figura del mafioso e del ricambio generazionale. Diceva (giustamente, secondo me), che la cattura di Provenzano non cambierà di molto la situazione mafiosa. L’arresto è, nelle sue parole, “un pezzo di intonaco vecchio che si stacca”, ma che la mafia è una cosa che ha aggiustato il tiro, che usa il computer e magari internet, i “pizzini” (sogghignava compiaciuto, in fondo se giornalisti e gente comune li conosce è grazie a lui) sono un retaggio quasi folcroristico. E’ giusto festeggiare, dice, perchè i crimini commessi dal vecchio boss ci sono, ma la mafia sta cambiando pelle rapidamente, ed è giusto non dimenticarsene. Durante l’ascolto in macchina dell’intervista non potevo fare a meno di ridacchiare, a causa di Fiorello, la cui imitazione del maestro Camilleri è incredibilmente e “antropologicamente” corretta. Quelle di Fiorello stanno diventando qualcosa di più delle semplici imitazioni, camminano quasi sulle loro gambe. Il “nonno” Mike Bongiorno che è più vero del vero (tutto prese spunto da “genius“, Cassano in Spagna, in passato anche La Russa, sono imitazioni ben diverse da quelle fatte, che so’, da Sabani o altri. Inoltre non si scleratizza su nulla, da pochi giorni un nuovo “ospite” fa capolino. Un personaggio che forse non si aspettava neanche di poter essere imitato perchè poco presente in Tv, ovvero un ispiratissimo Oliviero Toscani, che illustra campagne pubblicitarie al limite della blasfemia, che da del “vecchio, sei vecchio!” al povero Baldini e che ha già coniato il nuovo slogan dell’anno: “Siete vecchi, morirete tutti vestiti alla moda”.

2 thoughts on “Provenzano, Camilleri e Fiorello”

  1. Forza Italia è l’alleanza politica di Provenzano

    Documenti scomodi, difficilmente reperibili sulle pagine dei giornali, ancor meno in televisione. Documenti processuali che indicano come i rapporti tra Cosa Nostra e gli “illustri” fondatori di Forza Italia, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, si siano intrecciati.Poco prima delle elezioni, il documentario del regista siciliano Marco Amenta, “Il fantasma di Provenzano”, arriva con fatica in alcune sale cinematografiche italiane. Il regista inserisce nel film anche il filmato delle dichiarazioni processuali (inerenti al processo sui mandanti a volto coperto delle stragi di Capaci e via D’Amelio) dei due collaboratori di giustizia Salvatore Cancemini e Nino Giuffrè e subito insorge la polemica.

    Infatti Salvatore Cancemi venne sentito davanti al p.m. Tescaroli il 29 gennaio 1998 e in merito ai preparativi della strage di Capaci racconta: “Riina (zù Totuccio) mi disse: io mi sto giocando i denti, possiamo dormire tranquilli, ho dell’Utri e Berlusconi nelle mani, che questo è un bene per tutta Cosa Nostra”. Cancemini riferiva pure “che appartenenti al gruppo Fininvest versavano periodicamente una somma di 200 milioni di Lire a titolo di contributo. […] Questi soldi con tutta certezza, Riina li usava per Cosa Nostra, per alimentare Cosa Nostra”.

    Il 3 maggio 2002 viene archiviata, perché gli elementi raccolti sono insufficienti a sostenere l’accusa, l’inchiesta su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri come “mandanti occulti” delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il gip di Caltanissetta però chiede che si continui a indagare per verificare «rapporti di società facenti capo al gruppo Fininvest con personaggi in varia posizione collegati all’organizzazione di Cosa nostra».

    Successivamente, nel gennaio 2003 la Procura di Palermo chiede di ascoltare il collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè (arrestato il 16 aprile 2002) nel processo a Marcello Dell’Utri, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Giuffrè parla (riferendo circostanze rivelategli da altri) di contatti diretti di Cosa nostra con i vertici della Fininvest che stavano preparando l’ingresso di Silvio Berlusconi in politica e sostiene che Forza Italia si sarebbe impegnata a realizzare gli obiettivi che interessavano i mafiosi: allentamento del carcere duro, revisione dei processi, legge restrittiva sui pentiti. Ad avere rapporti con Berlusconi sarebbero stati i fratelli Graviano e il costruttore Gianni Ienna, loro prestanome. Come tramite tra Cosa nostra e Forza Italia Giuffrè fa anche il nome di Massimo Maria Berruti, ex finanziere e attualmente senatore di Forza Italia, di cui avevano parlato altri collaboratori di giustizia e indagato per mafia già dal 1994. “Provenzano ci dà queste informazioni – dice Giuffrè – e noi ci mettiamo in cammino per portare avanti il discorso di Forza Italia” e ancora «Cosa Nostra consultò uomini politici, massoni, imprenditori. Bernardo Provenzano avviò un vero e proprio sondaggio attraverso i suoi uomini più fidati. Voleva cogliere lo stato d’animo di quegli ambienti e le possibili conseguenze della morte dei due giudici».

    Sicuramente molti dubbi possono trovare risposta in una sentenza: l’11 dicembre 2004 il senatore Marcello Dell’Utri è stato condannato dalla seconda sezione del tribunale di Palermo alla pena di 9 anni di reclusione per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Nella cattura di “Binnu u’ tratturi” ( Provenzano), la frattura stato-legalità è stata momentaneamente sanata. Ma il desiderio di giustizia richiede ancora una lunga lotta da affrontare.

    Mariposa

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *