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Volevo scrivere una cosa sulla radio…

[Groucho mode ON] ma non c’è abbastanza spazio! [Groucho mode OFF] LA modalità estiva della radio (soprattutto il network RAI) era lasciare andare alla deriva gli ascoltatori, fra programmi inesistenti e palinsesto azzerato.  La nuova tendenza è invece quella di creare un palinsesto alternativo, che vada a riempire, in maniera analoga ma non troppo, gli slot lasciati vuoti dai programmi più famosi. In questa alternanza sbandiero tutto il mio amore (a livello di bromance) per Matteo Bordone, che accompagna il pomeriggio inoltrato fino a sera con DriveTime, in compagnia di Melissa Greta.

Sono stato un grandissimo fan di Condor, dove il duo Bordone-Sofri in un tempo brevissimo ti accompagnava fra diversi argomenti, tutti pregni di una ineguagliabile nerditudine (io stesso ancora uso i portafogli della Al-lett). Tutt’ora considero un vuoto incolmabile la fine di quel programma. Dopo tanto tempo però Bordone torna in un mix di “cazzi miei” + oggetti tech, notizie e serie televisive, senza però raggiungere l’overdose grazie agli interventi di alleggerimento di Melissa. Come in tutte le cose però il programma ha un lato negativo. Una cosa che davvero riesco poco poco a sopportare è una playlist heavy-rotation così fitta che spesso mi trovo ad inveire contro l’apparecchio. Davvero poco lo spazio lasciato alla voce, caro direttore artistico parecchio abbronzato. Non è questo il modello da seguire per una radio pubblica che deve distinguersi dal panorama piattissimo della radiofonia italiana.

Antoni diggei

Gli scioperi delle testate giornalistiche della rai sono caratterizzate da un diverso risultato fra TV e Radio. Da un lato ci possiamo fare un’abbuffata di repliche e spezzoni (ultimamente collegati in maniera incoerente fra loro) di vecchi programmi RAI, sketch della smorfia, canzoni di Mina con l’orchestrona, Grillo non ancora impazzito e alla via così, mentre in radio compare la figura di (così lo chiamo io) Antonio il DJ. Antonio il DJ vive in una stanzetta a via Asiago, con sopra il letto i poster dei Camaleonti, di Mal e (in vena di trasgressioni) dell’Equipe 84. Ogni volta che c’è lo sciopero dei giornalisti in radio Antonio viene cortesemente svegliato da un capostruttura con lo zuppone e portato in una stanzetta sotto il seminterrato. Li c’è, perfettamente conservato dai sapienti tecnici RAI, uno studiolo Radio anni ’70, con tanto di microfono simil-Shure, i cartoni delle uova alle pareti, e la pila di vinili messi da un lato del banco mixer. Antoni diggei si scuote, si mette il cuffione e inizia, vinile dopo vinile, a mettere su una programmazione che retrò è dirgli poco, mentre fa i suoi interventi fra un brano e l’altro (ma il microfono è rigorosamente spento). E a casa chi è abituato a gestire i suoi tempi con la radio arriverà inevatibilmente in ritardo, rimbalzando fra un Ruggeri d’annata, Master Blaster e la luna bussò, fino alla fine dei tempi.

E allora ditelo

Al prossimo che mi viene a dire che sono paranoico, che vedo trame oscure dietro quelli che sono “normali” aggiustamenti di palinsesto,  che non si può essere passatisti in eterno, vengo loro a presentare il conto. Ora la “brillante e illuminata” direzione di Radio2 decide che un altro angolo di cultura (marginale, oscura, particolare quanto si vuole, in relazione alle menti semplici) debba essere cancellato. Dopo un inutile spostamento, ora anche Dispenser, trasmissione che ci presentò Matteo Bordone e passata poi a Federico Bernocchi (in coppia con Costantino Della Gherardersca), verrà cancellata, non riprenderà al termine della pausa estiva. Un altro passo di Radio2 verso un inutile omologazione alle radio commerciali più becere, che sposterà ulteriormente gli ascolti (sono ancora in attesa di una risposta qualificata al mio precedente quesito).

Una domanda a Luca Sofri

Uso un post come fosse una mail, Sperando in una risposta di Luca.

Sento toni trionfalistici durante le letture dei dati della “nuova” Audiradio. Si vantano risultati raggiunti, squilli di trombe e fanfare. Dato che a me pare che il pomeriggio radiofonico di Radio2 continui a sembrare desolato come il panorama del deserto dei Tartari, desolato a tal punto da avermi strappato anche all’ascolto di Caterpillar, cosa c’è di vero in tutto questo strombazzare?

Il buco nero radiofonico

Consideriamo. Consideriamo che è passato un mese dalla chiusura di Condor (L’ex programma di Luca e Matteo, per chi non lo sapesse) e tutto quello che ne ho ricevuto è una sorta di buco nero  sulla time line di Radio2. Io sto qui che mi riascolto l’anastatica delle puntate passate del programma, grazie all’archivio a cui tutti abbiamo contribuito sul sito di Giovanni Fontana (Distanti Saluti) e non riesco più ad accendere la radio dalla fine del Ruggito all’inizio di Caterpillar. Prima sentivo, alleviato dalla programmazione precedente, anche 610, ora mi irrita, e non parliamo del pessimo riposizionamento di Dispenser. Aspetto i risultati del panel (che sono sicuro verranno letti e stiracchiati in tutte le direzioni, per non mostrare la debacle), ma non credo che il ciacolar di donna o chi conduce a colpi di giovanilismi alla MTV Italia abbiano fatto il botto. Il tonfo, se mai.

Una lancia la voglio spezzare a favore di un programma nuovo, Moby Dick, che si occupa di musica Rock e non solo. La playlist è buona, ma la conduzione è tutta su i toni di chi dice: “uhhhh come erano forti 40 e passa anni fa!!” e riesce ad essere veramente irritante (per la cronaca, se il dinamico duo venisse riallocato radiofonicamente li, forse…)

Piccola prova di ascolto

La “nuova” Radio2 modello Tamarrata (cit. MB) mi ha regalato al momento: Enrico Vaime triste domenica mattina alle otto e le Donne che ciacolano. Su quest’ultimo dico solo poche cose. Noioso all’inverosimile e odio, ripeto odio, lo speakeraggio con la voce falsa modello Jack Folla.

Intanto la sorellina Radio1 non si fa scrupoli a imboccare la scaletta che porta in cantina, imbarcando Pupo (Pupo? Pupo!) e la Ventura. Anche Radio3 ha presentato nuovi programmi, tendo a fidarmi di un direttore che ne è diretta filiazione, ma lo si conosce come yes-man inveterato. Speriamo, per la parte culturale della nostra radio, in buone nuove.

Mira! El Condor!

Chiudo la trilogia del Condor (uno e due) con un saluto alla trasmissione dell’anno. Una trasmissione che non usa il trucco del telefono “aperto” per avere un margine d’ascolto migliore (lo disse anche un incredibilmente serio Bergonzoni ad una conferenza sulla radio: “Il pubblico deve ascoltare, punto”) ma che punta su contenuti e idee per farci vedere oltre la punta del naso (e del “boxinomorboso” di Repubblica). Ricordo un consiglio datomi da Luca anni fa, quando avevo messo su un blog statico (don’t ask), di iscrivermi alla mailing list del NYT per aver modo di trovare e scoprire notizie che altrimenti sfuggono. Il riconoscermi in quel genere di taglio e di raccolta di notizie date mi mancherà, come alternative rimarrebbe Nicoletti su Radio24, ma ha preso una strada diversa. Ieri ultima puntata con commento dal vivo su FriendFeed ed una piccola coda su MacchiaRama per il mago di OZ con i miei tentativi di guastatore “guastati” dalla teNNologia.

Da quello che ho sentiro ier sera ci sarà modo di continuare un bel trend, sfruttando se non le onde radio, le possibilità del web. E a chiudere un discorso di getto e poco revisionato, chiudo con una foto che dice tutto.

So long Boys.