” 															Ma sì, ma perchè dobbiamo stare qui a perdere 
 															tempo dietro ai teatri lirici, che diciamoci la verità 
 															sono un baraccone insostenibile che ormai è imploso 
 															e che non aspetta altro che di esplodere facendo 
 															schizzare per tutta la città pezzi di corde vocali, 
 															note musicali, fogli di musica, archetti, cantinelle, 
 															praticabili e quant’altro li riempia da sempre, 
 															insieme a carte, cartacce, documenti, ritenute 
 															d’acconto, ruolini ENPALS e tutto l’ambaradan che 
 															la moderna amministrazione richiede per un 
 															efficiente funzionamento della baracca.
 															Ma abbiate il coraggio di dirlo che non ve ne frega 
 															più niente, che saremmo molto più utili alla società 
 															dietro un bancone di supermercato o a spalare 
 															merda nelle varie Fattorie televisive o, meglio, 
 															messi a pecora sulla Salaria per cinquanta euro a 
 															botta salvo sconti a militari e appassionati, tanto 
 															anche se non lo dite appare evidente lo stesso che 
 															la volontà neanche troppo nascosta è quella di farci 
 															chiudere baracca e burattini senza che nessuno alzi 
 															un dito a Roma e, peggio, senza che nessuno si 
 															assuma la responsabilità morale e materiale di 
 															buttarci tutti in mezzo a una strada.
 															Coraggio, su, ditelo : della lirica non ce ne frega 
 															un beato piffero, ooooh, lo vedete che è liberatorio? 
 															E tanto peggio se il resto del mondo parla italiano 
 															anche (direi principalmente) grazie a Verdi, Puccini 
 															e compagni, se in questo esatto momento da 
 															qualche parte del globo viene rappresentata un’opera 
 															italiana, se ogni anno migliaia di giovani di tutto il 
 															mondo si innamorano della nostra musica, e studiano 
 															la nostra lingua, e cercano di cantare all’italiana, ma 
 															chi se ne frega, ma chiudiamoli questi teatri, cazzo!
 															Chiudiamoli sul serio però, senza tagliare fondi con le 
 															varie finanziarie, senza questo sgocciolio di rubinetto 
 															sempre più esile, sempre più misero, che ci costringe 
 															a risparmiare settanta euro di scenografia per far 
 															quadrare il bilancio, che spinge i teatri a pagare con 
 															quaranta-sessanta giorni di ritardo, che mette tutti 
 															nella condizione non dico di fare sacrifici, sarebbe 
 															il minimo, ma di indebitarsi NOI con le banche perchè lo
stato (minuscolo, minuscolo e basta) i soldi li 
 															sgancia PER QUALUNQUE ALTRA STRONZATA ma
non per la lirica. 
 															Ma chi se ne frega di questi quattro pachidermi 
 															cerebrolesi che cantano Amami Alfredo, ma chi 
 															cazzo è Alfredo poi? Che non si capiscono le trame, 
 															diciamo la verità, e meno male che ci sono i 
 															sottotitoli, ma perchè non li doppiano IN I-TA-LIA-NO
 															 ‘sti cantanti, che non si capisce perchè siano tanto 
 															speciali, che mi significa cantare a voce piena 
 															QUANDO CI STA IL MICROFONO!!! 
 															Siamo nel duemilasei, ohè, sveglia!
 															E i coristi, e gli orchestrali, ma sarà mica un 
 															mestiere, il lavoro fa SU-DA-RE, porca miseria, 
 															mica è un divertimento, me lo dicono sempre i 
 															Carabinieri quando mi fermano per un controllo, 
 															che mestiere fa? Il cantante lirico. Vabbè, ma di 
 															mestiere!? PETTINO LE BAMBOLE ALLA FURGA, 
 															tutti i giorni dalle otto alle sei, perchè, che vi credete 
 															che escono pettinate da sole dalle macchine, no no, 
 															LE PETTINO IO, tutte io, va bene?
 															Chiudiamo i teatri, chiudiamoli, abbiate pietà di noi, 
 															non manteneteci nell’illusione che gliene freghi 
 															ancora qualcosa a qualcuno, di star facendo qualcosa
 															di buono, di essere capaci di toccare l’anima di chi 
 															ascolta, ma quale anima, l’anima LA TOCCA IL PAPA 
 															anche se quando parla sembra una delle Gemelle 
 															Kessler (quella più cattiva) chiudiamoli ‘sti teatri,  
 															in fondo noi possiamo sempre provare ad aprire un 
 															bar, una tabaccheria, un tappeto su ponte santangelo,
 															e coi teatri facciamoci UN BEL GARAGE, che di questo 
 															hanno bisogno le città, altro che di musica e di 
 															cultura, la musica la fa Povia coi piccioni, la cultura 
 															Marzullo, non scherziamo, altro che zumpappà, 
 															e annamo, su!
 															FACCIAMOCI UN GARAGE multipiano, uno per città, 
 															che meraviglia, finalmente i diciasette piani di torre 
 															del Carlo Felice di Genova saranno utili alla comunità,  
 															tutti potranno entrare alla Scala (e in macchina!!!), 
 															il Petruzzelli lo ritirano su in una notte e forse allora 
 															a Piacenza sapranno dove cazzo è il Teatro Comunale 
 															visto che venti persone cui l’ho chiesto mi hanno 
 															risposto boh e lo sapeva solo un ecuadoregno di 
 															passaggio (il che rafforza la mia fede: la salvezza 
 															verrà, forse, solo dall’immigrazione!) 
 															FACCIAMOCI UN GARAGE! 
 															Noi ex lavoratori dello spettacolo lirico chiediamo 
 															solo, in cambio, un’agevolazione sui prezzi del 
 															mensile per parcheggiare il nostro furgone della 
porchetta in un posto che, in fondo, era casa nostra.”
Signori, tanto di cappello.