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Novembre (o quel che ne resta) in musica

All’Auditorium mi ci trasferirei volentieri, approfitto per segnalarvi gli appuntamenti che sono rimasti un questo scorcio novembrino. Su tutto l’omaggio a Shostakovich di Valery Gergiev, con l’esecuzione delle due versioni del Boris Godunov di Mussorgskij, poi Di Battista e Nikolai, Elettronica e progressiva con Peter Hammill (Van Der Graaf Generator vi dice nulla?), poi l’orchestra di Roma e del Lazio con Mozart, sempre Mozart con Il Philarmonia Quartett Berlin (integrale dei quartetti) e Jazz con Rea e Fresu (con il cioccolato e l’orchestra jazz dell’auditorium).

Spero (ripeto spero) di riuscire a vedere e sentire qualcosa. (nb, biglietto per il terzo spettacolo di Ascanio Celestini già comprato).

Paganini – Hilary Hahn

HahnUltimo disco acquistato. Concerto N.1 per violino e orchestra di Niccolò Paganini. Sarà mainstream quanto vi pare (Deutsche Grammophon), ma già al primo ascolto il violino di Hilary Hahn mi ha conquistato. Ottima la compattezza dell’orchestra della radio Svedese (e la nostra? O meglio le nostre?). La Hahn affronta il classico virtuosistico per eccellenza con una accuratezza e una scintillante performance che non ha nulla da invidiare a quelle di Perlman, Kogan e altri, anzi la registrazione mette in evidenza, al di là dei passaggi più inebrianti, la bellezza della melodia del maestro Italiano. Anche il concerto N.8 di Louis Spohr (altro romantico) presente sul disco è un’altro esempio di dinamica e agilità dell’archetto della bella interprete statunitense.

“…Ritornerai, lo so ritornerai…”

LauziEcco, non si fa in tempo a pubblicare una buona notizia che subito ne arriva una pessima. Bruno Lauzi era malato da tempo. Era stato colpito dal Parkinson (all’annuncio della notizia pare abbia detto al medico:”Beh, diventerò un ottimo suonatore di maracas”) ed era diventato testimonial per l’associazione che lo combatte. Restano le sue belle canzoni “smargiasse” e “particolari” e il ricordo di uno spirito che non si è fatto domare neanche dalle avversità. (nella foto un giovane Lauzi con un giovane Bennett)

Luci, inchino, sipario

Letto, si diffonda il verbo di Mr. Antoniozzi:

” Ma sì, ma perchè dobbiamo stare qui a perdere
tempo dietro ai teatri lirici, che diciamoci la verità
sono un baraccone insostenibile che ormai è imploso
e che non aspetta altro che di esplodere facendo
schizzare per tutta la città pezzi di corde vocali,
note musicali, fogli di musica, archetti, cantinelle,
praticabili e quant’altro li riempia da sempre,
insieme a carte, cartacce, documenti, ritenute
d’acconto, ruolini ENPALS e tutto l’ambaradan che
la moderna amministrazione richiede per un
efficiente funzionamento della baracca.

Ma abbiate il coraggio di dirlo che non ve ne frega
più niente, che saremmo molto più utili alla società
dietro un bancone di supermercato o a spalare
merda nelle varie Fattorie televisive o, meglio,
messi a pecora sulla Salaria per cinquanta euro a
botta salvo sconti a militari e appassionati, tanto
anche se non lo dite appare evidente lo stesso che
la volontà neanche troppo nascosta è quella di farci
chiudere baracca e burattini senza che nessuno alzi
un dito a Roma e, peggio, senza che nessuno si
assuma la responsabilità morale e materiale di
buttarci tutti in mezzo a una strada.

Coraggio, su, ditelo : della lirica non ce ne frega
un beato piffero, ooooh, lo vedete che è liberatorio?
E tanto peggio se il resto del mondo parla italiano
anche (direi principalmente) grazie a Verdi, Puccini
e compagni, se in questo esatto momento da
qualche parte del globo viene rappresentata un’opera
italiana, se ogni anno migliaia di giovani di tutto il
mondo si innamorano della nostra musica, e studiano
la nostra lingua, e cercano di cantare all’italiana, ma
chi se ne frega, ma chiudiamoli questi teatri, cazzo!

Chiudiamoli sul serio però, senza tagliare fondi con le
varie finanziarie, senza questo sgocciolio di rubinetto
sempre più esile, sempre più misero, che ci costringe
a risparmiare settanta euro di scenografia per far
quadrare il bilancio, che spinge i teatri a pagare con
quaranta-sessanta giorni di ritardo, che mette tutti
nella condizione non dico di fare sacrifici, sarebbe
il minimo, ma di indebitarsi NOI con le banche perchè lo
stato (minuscolo, minuscolo e basta) i soldi li

sgancia PER QUALUNQUE ALTRA STRONZATA ma
n
on per la lirica.

Ma chi se ne frega di questi quattro pachidermi
cerebrolesi che cantano Amami Alfredo, ma chi
cazzo è Alfredo poi? Che non si capiscono le trame,
diciamo la verità, e meno male che ci sono i
sottotitoli, ma perchè non li doppiano IN I-TA-LIA-NO
‘sti cantanti, che non si capisce perchè siano tanto
speciali, che mi significa cantare a voce piena
QUANDO CI STA IL MICROFONO!!!
Siamo nel duemilasei, ohè, sveglia!

E i coristi, e gli orchestrali, ma sarà mica un
mestiere, il lavoro fa SU-DA-RE, porca miseria,
mica è un divertimento, me lo dicono sempre i
Carabinieri quando mi fermano per un controllo,
che mestiere fa? Il cantante lirico. Vabbè, ma di
mestiere!? PETTINO LE BAMBOLE ALLA FURGA,
tutti i giorni dalle otto alle sei, perchè, che vi credete
che escono pettinate da sole dalle macchine, no no,
LE PETTINO IO, tutte io, va bene?

Chiudiamo i teatri, chiudiamoli, abbiate pietà di noi,
non manteneteci nell’illusione che gliene freghi
ancora qualcosa a qualcuno, di star facendo qualcosa
di buono, di essere capaci di toccare l’anima di chi
ascolta, ma quale anima, l’anima LA TOCCA IL PAPA
anche se quando parla sembra una delle Gemelle
Kessler (quella più cattiva) chiudiamoli ‘sti teatri,
in fondo noi possiamo sempre provare ad aprire un
bar, una tabaccheria, un tappeto su ponte santangelo,
e coi teatri facciamoci UN BEL GARAGE, che di questo
hanno bisogno le città, altro che di musica e di
cultura, la musica la fa Povia coi piccioni, la cultura
Marzullo, non scherziamo, altro che zumpappà,
e annamo, su!

FACCIAMOCI UN GARAGE multipiano, uno per città,
che meraviglia, finalmente i diciasette piani di torre
del Carlo Felice di Genova saranno utili alla comunità,
tutti potranno entrare alla Scala (e in macchina!!!),
il Petruzzelli lo ritirano su in una notte e forse allora
a Piacenza sapranno dove cazzo è il Teatro Comunale
visto che venti persone cui l’ho chiesto mi hanno
risposto boh e lo sapeva solo un ecuadoregno di
passaggio (il che rafforza la mia fede: la salvezza
verrà, forse, solo dall’immigrazione!)

FACCIAMOCI UN GARAGE!

Noi ex lavoratori dello spettacolo lirico chiediamo
solo, in cambio, un’agevolazione sui prezzi del
mensile per parcheggiare il nostro furgone della
porchetta in un posto che, in fondo, era casa nostra.”

Signori, tanto di cappello.

Piccoli quiz musicali /2

Proseguiamo con il quiz…
Punto_interrogativo

Cosa sono i “Movimenti“?

(A questa sera per la risposta)

Risposta:

I movimenti (no, non dei mimi!) sono le parti in cui è diviso un lavoro musicale (concerto o sinfonia). Le parti sono indipendenti e complete, indicate con il loro “tempo” (esempio su lavori tripartiti in genere: Primo allegro, secondo adagio e per chiudere un rondò o un allegro o allegretto). In genere si usa non applaudire fra un movimento e l’altro, attendendo la fine del concerto.

K Festival, anyone?

k_festivalLa preparazione del Podcast sta andando per le lunghe, causa vari impegni, ma per il momento la sigla è pronta. Nel frattempo ricordo a lorsignori che, in quello splendido luogo di perdizione (almeno per me) qual’è l’Auditorium, si sta consumando il K Festival, ovviamente dedicato a Mozart. Concerti, ma anche incontri musical-teatrali e proiezioni di film (Murray Abraham…sicuramente lo ha avvelenato lui, si si). Quindi muovete le chiappine e non trovate scuse tipo che costa troppo, che tanto per andarvi a vedere il film panettone tempo e soldi li trovate sempre.

Sempre all’auditorium, fuori dall’egida di S. Cecilia, ci sono due spettacoli magnifici. il 25 Settmbre c’è un attore che adoro: Daniele Formica, con uno spettacolo dal titolo “Erratic. Save Your name, Son!” in cui Daniele torna alle sue origini, origini che si trovano sull’isola di smeraldo (l’Irlanda) luogo che, ormai avrete capito, occupa un posto speciale nel mio cuore. Quindi a sentire un po’ di storie, sensazioni e ricordi, accompagnato dalla bravissima jazzista Rita Marcotulli, che ho ascoltato anche a Villa Celimontana. Invece rimanendo nella capitale (e dintorni) il 29 Settembre Ascanio Celestini arriva con le sue storie di pazzi (“Giufà, una vita da scemo“). Voglio andare a sentire dal vivo Ascanio, le sue performance vocali, specie su Radio3, mi hanno fatto sempre impazzire. Il suo flusso continuo di parole riesce ad evocare la presenza dei personaggi senza ricorrere a corporeità o altri trucchi.

Ok? Chissà, magari ci si incontra li.

Piccoli quiz musicali

Punto_interrogativo

Cos’è il concertino?

(A questa sera per la risposta)

Risposta:

Per “concertino” si intende la sezione di strumenti solisti (due violini ed un violoncello, di norma) che si contrappone al “tutto”, ovvero il resto dell’orchestra, in uno scambio di tipo “Domanda, risposta” tipico del periodo barocco (“il concerto grosso”).