A mente fredda (Ita Vs Sco 23 – 20)

Mi ero ripromesso di scriverne a mente fredda, in realtà lo volevo fare martedì, ma il tempo mi è sfuggito di mano senza che ci potessi fare niente. Però l’ultima partita del 6 Nazioni con la vittoria contro la Scozia (che però ci lascia lo Spoon) è stata l’ennesima festa delle persone che seguono e credono in questo sport. Nessun problema ne prima ne dopo. Ma ora parliamo di questioni tecniche, ovvero lo spostamento dei ruoli di apertura e di centro, che, secondo il mio punto di vista vanno nella direzione…

DropMarcato
Scusate, non riesco a levarmi dalla testa il movimento del braccio di Marcato che prepara il drop, alla fin fine la partita è li. Foto dei fan e del colore intorno (ed anche più in là) al Flaminio si trovano in abbondanza su Flickr ad esempio, giusto per farvi un’idea di quello che succede intorno ad una palla ovale.

P.s. non sapevo del derby infrasettimanale, carino sentire i media parlare stupiti della mancanza di scontri e problemi, ma si sà, la normalità…

Photo from rbs6nations.com

All’ultimo minuto (arrivo e drop)

Mi scuso con tutti quelli con cui mi sarei dovuto incontrare prima del match, con i ragazzi degli All Bluff (la birra artigianale è rimasta in macchina), con Giorgia che chissà se ha visto Paterson e tanti altri. L’arrivo era previsto per le 12.30, sono arrivato al parcheggio a pagamento sotto la curva nord alle 13.35, mezz’ora di fila (in allegra e alcoolica compagnia) e dentro appena in tempo per gli inni. Il prossimo post per una pseudo-cronaca della partita.

A chi (o a che) serve Aldo Grasso?

Aldo Grasso, lo “stimato” critico televisivo (e non solo), l’anti Nicoletti, colui che intrattiene un forum sul sito del Corriere della Sera, a che serve? Ora celebra il “De Profundis” del Trio (LopezMarchesiniSolenghi), accusandoli di autocelebrarsi ed autoincensarsi, prima quello del Grande Fratello, dimentico che proprio lui, contro tutte le critiche negative, sdoganò il fenomeno come innovativo e vero. Colui che ha portato il “mollichismo” alla critica televisiva (come se non ce ne fosse abbastanza in giro). Peccato non riesca ad andare oltre lo zapping su i canali “tradizionali”.

Firulì firulà

Ancora Sei Nazioni, ancora l’Italia sconfitta (in miglioramento).

Pro: Buon gioco delle prime linee e qualche buono spunto dalla cerniera mediana.

Contro: Perchè a Parigi si fischia in maniera così vergognosa?

L’innominabile evento /2

Menzione a parte per il miglior dopofestival degli ultimi anni, quello con alla guida la salda mano di Elio e le storie tese, che ha donato al pubblico alcune delle parodizzazioni più esilaranti come questa:

e un finale di festival con Rossini (che secondo me si è divertito) e la sua cavatina de “Il barbiere di Siviglia”.

Per la serie “come ti salvo il festival”.

L’innominabile evento

TramE’ passata quasi una settimana dalla fine di Sanremo, ma mi va di scrivere due cose. Premetto che ho al solito filtrato il festival tramite i Gialappi ed anche così l’ho seguito a mozzichi e a bocconi, però voglio fare un’analisi sul formato televisivo e un po’ sulla musica:

Baudo (il vecchio?) + Chiambretti (il nuovo?) – Ha funzionato bene, non ci sono state cose di cui vergognarsi, i tempi (diciamo) comici hanno avuto pochi buchi. Baudo che accetta di uscire sul palco dalla botola come Belfagor in apertura mi ha divertito. Baudo ha ammesso che il Sanremo elefantiaco (sua creatura) ha bisogno di essere scorciato, ma probabilmente non glielo permetteranno (sappiate che la cosa è fortissimamente voluta dall’amministrazione della città dei fiori).

Ospiti: Ci sono stati alti (Ben Harper) e bassi, buone le idee fuori dalle righe (vedi Mark Yu). Baudo si è quasi fatta passare la voglia di far parlare a tutti i costi gli ospiti musicali, il tormentone “Donna Rosa” dopo la terza volta ha sfrangato i maroni (ma si poteva sopportare).

Giurie di qualità: E’ passato l’otto (Tram della capitale noto per i suoi incidenti) e se li è portati via tutti. Inutili, stendiamo un velo pietoso.

Televoto: Abolitelo. Meglio la semplice giuria demoscopica.

Le bellone: Poco invadenti, costrette dagli autori a qualche siparietto comico. Meglio delle sfilatone di mezzora del passato (vedi edizione Bonolis).

La musica: e qui il discorso si fa complesso. Cosa si cerca da Sanremo? Un idea di musica italiana che rimane ancorata ad una pseudo-tradizione (e costringendo anche gli esordienti a fare lo stesso)? O un possibile evento per trovare nuove idee? Alla fine poca roba nuova, troppa roba vecchia (cosa diavolo lo riesumi a fare un Cutugno o un Little Tony?). Il terrore corre sul filo: Tricarico deve fare l’autore (qualche idea l’ha) e contemporaneamente andare in analisi, un Tenco basta e avanza (e gli manca la classe). La Bertè, pseudo disastro annunciato, ha ragione la Gialappa, fa la finta matta tanto la voce non va più. Classifica personale (ma senza ordine di arrivo): Gazzè, Frankie Hi Nrg (ma mi aspettavo altro), Cammariere (duetto con Gal Costa +10 sul mio personale cartellino), L’aura (duetto con Cristina Scabbia, fatto felice l’angoletto metallaro che è ancora in me). I vincitori: Spottone pubblicitario per il musical a venire, canzone d’amore che sembra uscire da un cartoon Disney. Non saranno i nuovi Jalisse dato il diverso ambito in cui operano. Caso Tatangelo: Dopo tutte le chiacchiere, le esternazioni e i fischi; la ragazza ha un solo problema, è simpa come un dito al culo. Zampaglione: L’otto (vedi sopra) nell’altra direzione.