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Bollani in TV

Che la seconda serata (quasi terza) della RAI TV riservi spesso ottime sorprese non stupisce più. Ora c’è da vedere un programma con Bollani come mattatore. Un programma in cui la musica la fa da padrone e in cui l’eclettico pianista invita oltre ad alcuni ospiti italiani (possono piacere e non piacere), ottimi musicisti con cui si esibisce ed alcuni fanstasmagorici freak musicali al par suo. La puntata andata in onda Ier sera (e disponibile integralmente su RAI PLAY) aveva come ospite la Juniorchestra di Santa Cecilia, diretta da Simone Genuini, che ha da prima eseguito un movimento del concerto azzurro di Bollani stesso, e poi è stata ottimamente sfruttata per un momento esilarante insieme a Igudesman & Joo nel finale di trasmissione. Insomma, se ritenete che l’importante è avere un piano, questa trasmissione non potete proprio perdervela.

Tanti anni fa

20131025-113709.jpgTanti anni fa, durante una settimana bianca (forse ancor minorenne, cosa che allunga ancor di più la distanza nel tempo) venne il momento della terribile festa in maschera. Dotato di un gran bel nasone e trovata camicia bianca e gilet decisi, nella mia ingenuità, di vestirmi da Gaspare. Ma sfortunatamente non trovai nessuno a farmi da Zuzzurro. Nessuno voleva la responsabilità di quella brioche, quella da portare nella tasca. Non funzionò, ovvio.

Quando l’animatore dell’albergo, dopo il puttanone, un improbabile molleggiato e un vichingo senza baffi annunciò “ed ora Gaspare!!” la cosa rimase li, sospesa, senza risoluzione. Ero perfetto, gel, postura, tutto, ma era un no. Feci il mio giro in pista, dissi in paio di “Shabadan!!!” e uscii tristemente. Ora si può capire perfettamente il messaggio di Nino Formicola, quando dice che Zuzzurro e Gaspare non ci sono più. Punto. Non c’è Gaspare senza Zuzzurro, Non ci sono più due amici che sono stati capaci di riuscire a fare anche altro, fuori da un gilet ed un trench.

Ma che senso ha

A quanto pare ieri sera si è ripetuto l’inutile di Sanremo. Ho provato in tutte le guise negli ultimi anni a seguirlo, alla radio con la gialappa, oppure facendo commenti sagaci su social network. La prima serata quest’anno è passata in cavalleria, per il mio appuntamento ovale e grazie al fatto che in macchina avevo già sintonizzato Radio3. L’Aida (pur contestata) mi ha apparentemente salvato dal solito inutile sermone del molleggiato, incentrato a quanto pare al solito sulla guerra e distruzione, con ennesimo balletto a tema e discorso da 5 minuti dilatato in mezz’ora. Personaggio con le macerie nel cervello, che non si è accorto che il mondo lo ha doppiato da un pezzo.
Grazie a youtube ho riguardato la performance e posso dire solo una cosa. Grazie Aida.

L’evoluzione di Capitan Findus

Siamo arrivati a tre capitani, per quello che mi posso ricordare io. C’era il vecchio, tipo babbo natale dei mari, che è stato il classico per anni. Faccia da Braccio di Ferro senza spinaci, poteva essere la brava guida per i pupi o un maniaco sessuale.
Poi, probabilmente il vecio è venuto a mancare*, è arrivato il giovanottone tutto gadget e basetta rasoiata, troppo interessato all’apparenza e all’azione stile James Bond. Probabilmente missing in action in qualche incursione a base di platessa.
Ora il ritorno al brizzolato, con il “nuovo” capitano che, con la faccia da bastardone, ha l’aria di quello che si tromba le mamme dei ragazzini quando li riporta a terra.

* A margine dello scherzo, l’attore inglese John Hewer, che lo ha interpretato per anni è morto lo scorso anno.

E lucean le stelle

In conclusione d’anno si vedono comparire in TV strani figuri che dicono cose che riguardano il nostro avvenire, ma non sono i nostri politici. La perfetta sintesi del mio pensiero sull’argomento oroscopi e astrologi la da questa citazione dal blog di Paolo Attivissimo:

Non sarebbe dunque ora di sbarazzarsi di questi cialtroni e delle loro anticaglie degne del Medioevo più buio, e di non ospitarli più in televisione? Se la scusa è che alla gente interessa la materia e quindi si fa audience, ho una proposta modesta: prendete Zichichi, dategli un pennarello indelebile e fategli disegnare la spiegazione della relatività ristretta, in prima serata Rai, sulle chiappe di Belen Rodriguez.

A chi (o a che) serve Aldo Grasso?

Aldo Grasso, lo “stimato” critico televisivo (e non solo), l’anti Nicoletti, colui che intrattiene un forum sul sito del Corriere della Sera, a che serve? Ora celebra il “De Profundis” del Trio (LopezMarchesiniSolenghi), accusandoli di autocelebrarsi ed autoincensarsi, prima quello del Grande Fratello, dimentico che proprio lui, contro tutte le critiche negative, sdoganò il fenomeno come innovativo e vero. Colui che ha portato il “mollichismo” alla critica televisiva (come se non ce ne fosse abbastanza in giro). Peccato non riesca ad andare oltre lo zapping su i canali “tradizionali”.

L’innominabile evento /2

Menzione a parte per il miglior dopofestival degli ultimi anni, quello con alla guida la salda mano di Elio e le storie tese, che ha donato al pubblico alcune delle parodizzazioni più esilaranti come questa:

e un finale di festival con Rossini (che secondo me si è divertito) e la sua cavatina de “Il barbiere di Siviglia”.

Per la serie “come ti salvo il festival”.

L’innominabile evento

TramE’ passata quasi una settimana dalla fine di Sanremo, ma mi va di scrivere due cose. Premetto che ho al solito filtrato il festival tramite i Gialappi ed anche così l’ho seguito a mozzichi e a bocconi, però voglio fare un’analisi sul formato televisivo e un po’ sulla musica:

Baudo (il vecchio?) + Chiambretti (il nuovo?) – Ha funzionato bene, non ci sono state cose di cui vergognarsi, i tempi (diciamo) comici hanno avuto pochi buchi. Baudo che accetta di uscire sul palco dalla botola come Belfagor in apertura mi ha divertito. Baudo ha ammesso che il Sanremo elefantiaco (sua creatura) ha bisogno di essere scorciato, ma probabilmente non glielo permetteranno (sappiate che la cosa è fortissimamente voluta dall’amministrazione della città dei fiori).

Ospiti: Ci sono stati alti (Ben Harper) e bassi, buone le idee fuori dalle righe (vedi Mark Yu). Baudo si è quasi fatta passare la voglia di far parlare a tutti i costi gli ospiti musicali, il tormentone “Donna Rosa” dopo la terza volta ha sfrangato i maroni (ma si poteva sopportare).

Giurie di qualità: E’ passato l’otto (Tram della capitale noto per i suoi incidenti) e se li è portati via tutti. Inutili, stendiamo un velo pietoso.

Televoto: Abolitelo. Meglio la semplice giuria demoscopica.

Le bellone: Poco invadenti, costrette dagli autori a qualche siparietto comico. Meglio delle sfilatone di mezzora del passato (vedi edizione Bonolis).

La musica: e qui il discorso si fa complesso. Cosa si cerca da Sanremo? Un idea di musica italiana che rimane ancorata ad una pseudo-tradizione (e costringendo anche gli esordienti a fare lo stesso)? O un possibile evento per trovare nuove idee? Alla fine poca roba nuova, troppa roba vecchia (cosa diavolo lo riesumi a fare un Cutugno o un Little Tony?). Il terrore corre sul filo: Tricarico deve fare l’autore (qualche idea l’ha) e contemporaneamente andare in analisi, un Tenco basta e avanza (e gli manca la classe). La Bertè, pseudo disastro annunciato, ha ragione la Gialappa, fa la finta matta tanto la voce non va più. Classifica personale (ma senza ordine di arrivo): Gazzè, Frankie Hi Nrg (ma mi aspettavo altro), Cammariere (duetto con Gal Costa +10 sul mio personale cartellino), L’aura (duetto con Cristina Scabbia, fatto felice l’angoletto metallaro che è ancora in me). I vincitori: Spottone pubblicitario per il musical a venire, canzone d’amore che sembra uscire da un cartoon Disney. Non saranno i nuovi Jalisse dato il diverso ambito in cui operano. Caso Tatangelo: Dopo tutte le chiacchiere, le esternazioni e i fischi; la ragazza ha un solo problema, è simpa come un dito al culo. Zampaglione: L’otto (vedi sopra) nell’altra direzione.