Molti lo conoscono per le dieci domande al premier Berlusconi, per le inchieste, ma lo scomparso Beppe D’Avanzo era anche un rugbista. Voglio ricordarlo con questo suo pezzo (invero vecchietto e in ricordo di quella partita che fu un disastro), che ben descriveva con splendido stile il nostro sport:
Il rugby per salvare l’Italia
Noi appassionati del rugby – diversi e un po’ sfigati come può esserlo in Italia chi non ama il calcio – abbiamo un sogno: vedere l’ 8 settembre a Marsiglia, quando l’Italia giocherà con gli All Blacks la partita di esordio dei Mondiali, il premier, il leader dell’ opposizione. Perché no?, il capo dello Stato. In buona sostanza, chi ha sulle spalle la responsabilità di guidare il Paese. Per un motivo elementare: abbiamo la convinzione che l’Italia abbia bisogno del rugby; che i princìpi del rugby consentano di guardare meglio lo «stato presente del costume degli italiani».
Siamo persuasi che questo gioco possa migliorare l’Italia. È un mistero inglorioso, per gli italiani, il rugby. Pochi sanno esattamente di che cosa si tratta. È un peccato perché il rugby ha le stesse capacità mitopoietiche del calcio e, come il calcio, permette di interpretare il mondo. Dalla sua, il football può vantare moltissimi scrittori che si sono misurati con quest’impresa. Qui da noi con il rugby si è misurato soltanto, che io sappia, Alessandro Baricco con tre cronache (due su questo giornale) che, per noi del rugby, sono ancora oggi una medaglia da mostrare in giro. Di quelle cronache, negli spogliatoi e sugli spalti semideserti, se ne conoscono le frasi a memoria. Un paio in particolare: «Rugby, gioco da psiche cubista»; «Qualsiasi partita di rugby è una partita di calcio che va fuori di testa». Non si discute la scintillante eleganza della scrittura. Mi sembra, però, che la prova di Baricco confonda quel poco che nel rugby è chiaro. «Psiche cubista». A naso, credo che si possa contestare l’ accostamento tra i volumi, i vuoti del cubismo e il rugby.
Il rugby è fatto di traiettorie e di pieni, Continue reading Peppe D’Avanzo e l’ovale
[quanta polvere!] Questo finesettimana si è concluso il 6 Nazioni 2011. A vedere la classifica sembrerebbe non sia cambiato nulla in casa azzurra, ultima posizione (wooden spoon) ecc. Ma in realtà questo 2011 appare più come un punto di svolta che una comparsata.


Post nostalgia? No, non proprio, In fondo sono passati non molti anni da quanto i negozi di giocattoli erano frequentati anche da i meno piccoli (come ora per le varie playstation e similari), per scegliere squadre e accessori o per i neofiti la scatola con campo, porte, rossi e blu. Certo che per molti 35-40enni italiani è un tuffo al cuore ed immagino i tentativi di staccare i figli dai joypad per giocare (in realtà potrebbe benissimo essere il contrario, con i padri incollati all’aggeggio tecnologico di turno).