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Dagli all’autore!

Tempo addietro avevo parlato (male) dei moderni autori televisivi, quelli della reality-era, e mi ero beccato anche i rimbotti di uno di loro. Questa notizia sul corriere della sera cade a fagiolo, in quello che sembrerebbere essere non il salto dello squalo, ma la vertiginosa caduta verso gli abissi di questo pseudo-genere. Causa un’overdose di tipi diversi, oltre ai classici, la torta si è vista troppo piccola per tutti. Che si fa? si butta in caciara, cercando a tutti i costi di attirare la morbosità dello spettatore. Ma come avevo Manzonianamente detto “Verrà un tempo…”, in cui anche quelli che dovrebbero godere della gogna mediatica (i S-vip in cerca di riscatto) si ribelleranno. Detto fatto. Ora starà tutto alla produzione e al loro ufficio stampa cercare di trasformare una disfatta in un possibile riscatto, ma da come la vedo io se prima si sentivano gli scricchiolii ora si iniziano a vedere i travetti che reggono lo sfondo. Poi devo ancora capire cosa questi “autori” millantino come invenzione, visto che da quello che ho letto sull’articolo hanno semplicemente tolto materiale ai poveri derelitti. Con tutti i soldi spesi e il budget che hanno potevano trovare soluzioni raffinate (alla Lost), invece il massimo è andare per sottrazione, lavorando come se stessero girando il “blair Witch Project”.

Discorso a parte meriterebbe “la pupa e il secchione”, dove come infiltrato contromediatico c’è la presenza di Gianluca Nicoletti. Molti hanno criticato la sua partecipazione allo show, perchè parla poco o non parla, non fa a pezzi tutto ecc. Per capire bene il suo ruolo bisogna ascoltarlo in radio a Melog, dove, con molta tranquillità, ci svela i retroscena e l’analisi sociale del programma, fatta ovviamente dal punto di vista privilegiato di che ci è dentro. Come dire, per spiegare la mota, bisogna a volta sguazzarci dentro un po’.

Mate chi?

Gira, insidioso come un virus, il viral della Nike con protagonista Mate, Mote… vabbè, quello, quello della capocciata. Lo trovate ovunque su youtube, ve lo linko da Daveblog, che non mi va di pubblicizzarlo ulteriormente. Vi è piaciuto? lo trovate innovativo, divertente? Matecoso sembra Superman?

Ecco, via GiudaMaccaBlog (sempre lodi) un filmato che ridà la giusta dignità alle signorine del calcio (ovvero nessuna) e vi introduce ancora di più nell’imminente campionato del mondo serio (come avevo scritto qualche tempo fa).

Pod che?

Era un’idea che mi frullava da un po’. Quella di fare un podcast di una mini trasmissione radio. Breve, sintetica, con bella musica.

Tanto non si offende nessuno, no?

(prossimamente un numero zero…)

Il Sarchiapone

Walter ChiariMatteo “Dispenser” Bordone per la seconda volta in poco tempo se la prende con il modo di recitare italiano. Aspettate non scappate, lo so che la faccenda rischia di essere noiosa, cercherò di essere breve e accattivante. Provate ad ascoltare un film (americano o inglese) in lingua originale. La prima impressione che si ricava è che sembra rumoroso. Perchè in genere gli americani prediligono la presa diretta. In effetti che senso ha “premiare” un attore che poi fa da manichino per la propria voce? In Italia i film stranieri si “doppiano”, la visione dei sottotitoli (si dice) non piace al grande pubblico (che in realtà si va a vedere le varie vacanze di natale). Il film doppiato suona pulito, senza fruscii. Anche quelli italiani, che infatti sono sovente ridoppiati. Senza voler fare l’esegesi della dizione io mi sposto sulle assi del teatro (dove spesso molti di quelli citati non compaiono e non compariranno). In teatro serve la dizione, serve perchè si deve (dovrebbe) recitare senza quei cosi attaccati in faccia (microfoni) che danno l’impressione di una enorme cicatrice. E per far arrivare la voce in fondo alla sala ci vuole il diaframma. Poi su questo diaframma ci si appoggia anche un’inflessione, un tic del respiro, un “vizio”, altrimenti i personaggi recitati saranno tutti uguali, ma non penso che un Riccardo III sia uguale a un Ciampa e così via. La figaggine dell’accento (romano o non) si perde nel respiro. Di scapole in genere. Che rende la voce fioca e poco utilizzabile in altri ambiti che non la “Fiction”. In cui, a dispetto di quello che dice Bordone, recitano tutti alla stessa maniera, sia in battute tipo “puttana, ti porto via la casa di Terracina” sia ” siamo tanto innamorati, nessuno ci dividerà”. E a me questo fa un po’ ridere. Per concludere (e collegarmi al titolo) possibile che nessuno si ricordi di un grandissimo nostro attore capace di cambiare mirabilmente voce, accento e cadenza? Possibile che nessuno si ricordi mai di Walter Chiari?

Ahi ahi ahi, ARGH!

TampaxIl post è fuffa e altro al tempo stesso, tenetene conto.
La gente da evitare esulta per aver fatto secco lo spot (molto sopra le righe) delle patatine con protagonista Rocco Siffredi. La gente da evitare è, tanto per intenderci, quella che non esiste neanche come associazione ma solo come iscritti ad una mailing-list, ed è tutto dire. Eppure hanno glissato su una pubblicità che definire “terrificante” è poco. Secondo me può concorrere al titolo della “peggior campagna pubblicitaria radiofonica di sempre”. E’ la pubblicità della Alpitour per la promozione “Go Go Days” che inizia sempre con una voce femminile che sembra (non necessariamente in quest’ordine): una pubblicità di assorbenti igenici (interni o no non è dato di sapere) o di un efficace antidolorifico per “quei giorni”, una pubblicità di un produttore di gioielli (o fiori) da regalare alla moglie per l’anniversario, oppure una pubblicità per gli uomini con disfunzione erettile (Se non lo fanno in quei giorni, non lo fanno più). Subito dopo parte una versione orribile di “Johnny B Good” e il disclaimer della Alpitour. Alpitour che già odiavo all’epoca del “No Alpitour” ecc. ecc. E che adesso è riuscita a risalire di almeno una decina di posizioni. Ma in fondo è probabile che la gente da evitare non ascolti molta radio.

RadioRai Podcast

logo podcast raiDelle due l’una: o non sanno che cosa stanno facendo, o pensano che gli utenti più avvezzi alla tecnologia siano dei fessi a cui dare il contentino. Di cosa parlo? Della tecnologia del Podcast, applicato a RadioRai. Avete presente Itunes? Bene, in quel programma ci sono due sezioni che mi lasciano basito, una sono gli audiolibri, in cui c’è tutto (sia in sintesi sia completo), compresi i libri di fresca uscita, ma solo in inglese (nei paesi anglosassoni la sezione dei libri in cassetta e CD è presente in tutte le librerie) e poi la directory dei Podcast, in cui spiccano, che so, la BBC o la CBC o la WGBH di Boston. C’è anche la Rai (e credo anche altre emittenti). Principale differenza e che la BBC o le altre radio tengono un Podcast separato per programma, (che so, Today o Sportweeks per la BBC), mentre la RAI ha fatto un frullatone di tutti i programmi, in un unico Pod, per cui se ti iscrivi (cosa che uno vorrebbe fare per mantenere tutto aggiornato) ti devi scaricare tutto, da Radio Anch’io a Pronto salute, mentre magari uno è interessato solo a “il ruggito del coniglio” o magari a “la fabbrica di polli“. Inoltre l’aggiornamento e a singhiozzo, incostante, le trasmissioni vengono rimaneggiate (che senso ha levare la sigla finale di “Blackout” cantata da P.F. Poggi?) e a tutt’oggi, per fare un esempio, il ruggito è fermo al 20 e “Viva radio2” ha solo quattro puntate di sintesi. Così non va, si fa un pessimo servizio agli abbonati e a chi, magari per problemi tecnici di ricezione, vorrebbe abbonarsi al suo programma preferito per poterselo ascoltare con calma.
Il sistema è totalmente da rivedere.

Reality consequence (Conseguenze della realta’?)

Il digitale terrestre si e’ rilevato per quello che era, ovvero una scatola vuota (o meglio, una scatola con poche briciole in fondo), con lo scopo di vendere il calcio in Tv. Nelle offerte a pagamento vengono lentamente aggiunte cose nuove come film e musica. Una persona mi dice di dare un’occhiata al sito perche’ c’e’ qualcosa che potrebbe piacermi. Su mediaset premium trasmetteranno (a pagamento) una serie di spettacoli teatrali al venerdi’ con replica la domenica. Costano 5 euro (e l’unica cosa buona e’ la mancanza di un vero contratto, basta la tessera).Vado sulla pagina relativa all’offerta, si puo’ anche acquistare tutto il pacchetto, poi vedo cosa viene offerto e lascio perdere l’offerta “tutto il teatro”. Su dodici spettacoli almeno tre non valgono (per me, sia ben chiaro) il prezzo, fra cose carine ci hanno infilato “il Gianburrasca” con il Morandino, uno spettacolo con la Arcuri e uno con la Parietti (i cui spettacoli hanno sofferto di smontaggio rapido e critiche non lusinghiere). Decido di prendere la scheda ma sorge un problema. Quasi impossibile trovarle in giro, perche’ contemporaneamente e’ partito uno dei tanti (in)reality che ha traslocato sul digitale terrestre. Alla richiesta di acquisto mi veniva detto di prendere i pacchetti completi (ricevitore + scheda in confezioni marcate GF) e frasi tipo “peccato perche’ ti perderai i primi giorni della casa”. Ovviamente della presenza dell’offerta teatrale non ne era a conoscenza nessuno. Quando riusciro’ a vedere qualcosa (la scheda l’ho trovata dopo lunghe peregrinazioni) vi faro’ sapere come sono le edizioni.

E’ qui la festa?

Logo tv svizzera italianaIl compleanno di Mozart e’ passato terribilmente in sordina, almeno qui in Italia, comparso in tv solo per servizi di costume con il tipo che balla il tip tap su una sua composizione o di quanto aumenteranno le “palle di mozart” in questi giorni. Piu’ i 2 Angela 2 con un megadocumentario in cui almeno si e’ spiegato chiaramente che la trama di “Amadeus” di Forman non e’ esattamente verita’ storica (ma ogni volta che vedo F. Murray Abraham non posso fare a meno di pensare “si! lo ha avvelenato lui!”). Mi trovavo “un po'” piu’ a nord di Roma e mi sono collegato alla TSI, che, insieme alla francese MEZZO, stavano trasmettendo la “24h Mozart”. Da noi la Rai si e’ degnata solo per far vedere Muti e la sua fantastica pettinatura a capitello dorico, poi il buio piu’ totale (escludendo ovviamente Radio3, ma mi sembrava ovvio).
Sul versante pubblicazioni degno di nota “Amadeus” (e chi senno’?) con i suoi speciali, buon tentativo ma pessimo risultato su Repubblica. Ben sei CD e confezione lussuosa, ma sono ancora dell’idea che sia meglio non spezzettare i movimenti dei concerti (che senso ha avere un pezzo del KV 622 e un altro del KV 364?), che gia’ abbiamo abbastanza persone che applaudono fra un movimento e l’altro…