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Cicatrici

Copertina CicatriciPer la prima volta finisco su un e-book in maniera consapevole, scrivendo qualcosa appositamente per l’occasione. Emozionato come un scolaretto, vi presento l’ennesima geniale idea di Marco Manicardi (Il Many): “Cicatrici” ovvero un ebook collettivo in cui tante tante persone raccontano di loro tagli (molti fisici ma qualcuno anche interiore), con oltretutto una splendida copertina di Tostoini. Andatevelo a scaricare, mentre pensate a quante cose stanno cambiando in un panorama culturale fortemente impovertito come il nostro, ma dove ci sono splendidi sussulti come questo.

ToccaRoma 2011

Manifesto ToccaromaAnche quest’anno ci prepariamo per ospitare il “nostro” torneo, quest’anno nella duplice veste di torneo open e tappa della Winter League della LITR.

ToccaRoma quest’anno si svolgerà presso il campo dell’Arvalia Villa Pamphili Rugby (all’ombra del serpentone), con la presenza di Segni, San Giorgio al Sannio, ovviamente Roma e la gradita presenza di amici di Perugia e ospiti del progetto “Liberi Nantes touch Rugby” di cui avevo già segnalato la partenza in queste pagine. Ovviamente giornata all’insegna del divertimento e del sano agonismo, a cui farà seguito un meritato terzo tempo. Spero che qualcuno si incuriosisca e venga a vedere, per farsi magari venire voglia di provare a correre stringendo l’ovale.

Quest’anno la grafica del manifesto è opera di Zetaraffix.

Balliamo di Architettura

Formazione BollaniSono riuscito ad andare a vedere Bollani all’auditorium, anche con il fisico che remava contro. Devo dire che ne è valsa la pena, visto che l’incrocio Zappa + Bollani è stato decisamente riuscito. Partiamo dalla formazione. Bollani è spalleggiato da un gruppo di musicisti americani favolosi, Josh Roseman al trombone, Jason Adasiewicz al vibrafono (una vera rivelazione, usa lo strumento in maniera folgorata e folgorante), Larry Grenadier al contrabbasso e Jim Black alla batteria. Il concerto porta (ovviamente) pochi brani in dote, espansi sino la dove la trama della musica zappiana permette, tenendo conto che lui per primo si divertiva con questo genere di operazioni. La scaletta riporta cose come Lumpy Gravy, Blessed Relief, poi l’unico pezzo cantato, un Bobby Brown fedele all’originale ma pieno di chitarrine di plastica e sassofoni della bontempi, il vibrafono suonato con l’archetto, poi Cocksuckers’ Ball (specifico, i brani non erano dichiarati, questo è quello che ho “intuito” all’ascolto) e i bis, iniziando da una versione per piano solo di uno dei miei pezzi preferiti di Zappa “Peaches en Regalia”, velocità e spostamenti di accenti incredibile, con il pubblico che ha continuato a chiamare il gruppo sul palco con la concessione del tema di Lumpy Gravy ripetuto in chiusura. Ora non mi resta che sperare in una pubblicazione di questa serie di concerti. Sarebbe un bel regalo a diversi gruppi di persone, appassionati di jazz, zappiani e curiosi musicali in generale.

La foto è orrida, fatta in deroga alle animose richieste dell’Auditorium di non farne (neanche potessi venderla, tsè), a solo memento del fatto che qualche linea di febbre non mi hanno impedito di fruire di buona musica.

6 Nazioni 2011 – Considerazioni

[quanta polvere!] Questo finesettimana si è concluso il 6 Nazioni 2011. A vedere la classifica sembrerebbe non sia cambiato nulla in casa azzurra, ultima posizione (wooden spoon) ecc. Ma in realtà questo 2011 appare più come un punto di svolta che una comparsata.
Volevo partire dal punto più basso, ovvero la partita con l’Inghilterra. Solo che i risultati dell’ultima giornata hanno cambiato ancora il punto di vista. La vincitrice del torneo non ha fatto il Grand Slam, ed è caduta a Dublino con un punteggio peggiore degli azzurri a Edimburgo. Questo cambia ancora di un angolo la visione d’insieme del torneo. Questo è l’anno di esordio delle nostre due franchigie in Celtic League. Oltre ai risultati (migliori per la Benetton, peggiori per gli Aironi ma con alcune belle cose), ha portato parecchi giocatori che poi si ritrovano in nazionale a giocare con livelli europei, come già facevano quelli che giocavano stabilmente in Francia o in UK. Questo si è riflesso nel gioco della nazionale, con alcuni lati deboli, messi in evidenza proprio dall’alto livello generale.
Più gioco alla mano – Le mete sono arrivate da gioco alla mano come non ne vedevamo da molto tempo, ma la partenza fuori dal punto di contatto è sempre pressoché da fermo, con ovvie conseguenze sulla conquista del vantaggio e di metri preziosi. In pratica il primo passaggio del mediano trova il compagno arretrato quasi fermo, con conseguente salita rapida della linea difensiva avversaria, che si traduceva in palla e uomo in genere al secondo o terzo passaggio. Se si riusciva a evitare questa prima lenta fase la palla arrivava alle ali che hanno fatto qualche scoribanda ma ecco uno dei punti dolenti.
Riciclo – Il riciclo da parte dei placcati è sempre scarso, poco più dello scorso anno (devo ancora scorrere le statistiche, ma l’impressione è quella. Spesso isolate le ali sono riuscite comunque a non fare quintali di tenuti, ma la differenza salta agli occhi guardando le conquiste di campo fatte da noi contro Irlanda o anche la stessa Francia.
Rimesse – Ghiraldini con la percentuale più spaventosa degli ultimi anni. C’è poco da dire. Se concedi troppe rimesse agli avversari, non puoi sfruttare quella che era la mischia più forte d’Europa.
Mischia – E’ ormai al livello di quelle delle altre squadre. Non è un punto debole ma neanche la schiacciasassi che avevamo in precedenza. Il pack italiano continua a fare grandi Rolling Maul, ma se mancano le rimesse prese a due mani…(vedi sopra).
Calci – Chi getta la croce su Bergamasco non ha capito che un giocatore che nel suo club non fa il calciatore di “ruolo” e può esercitare solo in nazionale è da ammirare e lodare. Certo, 50% è una ben scarsa percentuale ma quando la concentrazione è salita si è fatto determinante come con la Francia (e in negativo con Irlanda e Galles).
Capitolo Francia – La prima conquista del trofeo Garibaldi (scimmiottato alla Calcutta Cup?) è un eventi storico, contro i campioni in carica. La Francia ha sbagliato atteggiamento, ma non era certo una partita fasulla.

I due match contro Irlanda e Galles, persi di un soffio o di tanti calci persi hanno messo in evidenza proprio la manchevolezza realizzativa. Non di sole Mete vive il Rugby. I giornali d’oltremanica, Gallesi e Irlandesi, hanno messo in evidenza che quest’anno non c’erano grosse differenze fra le squadre, e che l’Italia era da temere come non mai. Alla fine i due crolli grossi sono stati contro l’inghilterrra (forse anche psicologico) e il terribile secondo tempo Scozzese (più fisico che altro). Ma la squadra fino all’uscita di Masi (uomo chiave quest’anno), era all’altezza della fama conquistata. Vedremo se i prossimi grandi appuntamenti (il mondiale alle porte, con il solito girone impossibile) e il prossimo 6 Nazioni mostreranno ancora miglioramenti, che saranno da prevedere guardando come evolverà il discorso Celtic League.

Antoni diggei

Gli scioperi delle testate giornalistiche della rai sono caratterizzate da un diverso risultato fra TV e Radio. Da un lato ci possiamo fare un’abbuffata di repliche e spezzoni (ultimamente collegati in maniera incoerente fra loro) di vecchi programmi RAI, sketch della smorfia, canzoni di Mina con l’orchestrona, Grillo non ancora impazzito e alla via così, mentre in radio compare la figura di (così lo chiamo io) Antonio il DJ. Antonio il DJ vive in una stanzetta a via Asiago, con sopra il letto i poster dei Camaleonti, di Mal e (in vena di trasgressioni) dell’Equipe 84. Ogni volta che c’è lo sciopero dei giornalisti in radio Antonio viene cortesemente svegliato da un capostruttura con lo zuppone e portato in una stanzetta sotto il seminterrato. Li c’è, perfettamente conservato dai sapienti tecnici RAI, uno studiolo Radio anni ’70, con tanto di microfono simil-Shure, i cartoni delle uova alle pareti, e la pila di vinili messi da un lato del banco mixer. Antoni diggei si scuote, si mette il cuffione e inizia, vinile dopo vinile, a mettere su una programmazione che retrò è dirgli poco, mentre fa i suoi interventi fra un brano e l’altro (ma il microfono è rigorosamente spento). E a casa chi è abituato a gestire i suoi tempi con la radio arriverà inevatibilmente in ritardo, rimbalzando fra un Ruggeri d’annata, Master Blaster e la luna bussò, fino alla fine dei tempi.

Narrazioni resistenti

schegge Ogni qualvolta qualcosa di bello nasce tramite la rete io sono contento. Oltre alle catene di S. Antonio, scie chimice e altre baggianate, si celano nella rete (e in special modo in FriendFeed) sacche di fortissima e vivissima intelligenza e di voglia di fare. A Perugia si è assistito ad uno di questi scoppi di creatività. Il Many (Marco Manicardi) porta in giro per la penisola l’E-Book intitolato “Schegge di Liberazione“, racconti sulle pagine dell’immediato armistizio o giù di li. Qui trovate le info dell’ E-Book, e qui le foto della serata (che ha visto anche la presentazione del libro de L’Elena “La centoventotto rossa”). Qui trovate i particolari delle 2 iniziative (schegge e 128) e questo è un link a un po’ di foto. Ringrazio il Many che mi ha fatto tornare davanti ad un pubblico dopo 3 anni.

Le leggi, le persone

Volevo fare un post in gran ritardo sulla visita londinese. Ma prima c’è questa cosa da diffondere. Conosco (virtualmente) Barbara da un po’ di anni, dai forum “celesti” ai blog fino a un social network “Alternativo” come FriendFeed. Battaglia da molto tempo per questioni che riguardano la disabilità e la vita sociale del nostro povero paese. Ed eccola ora impegnata in una nuova battaglia. So che potrò dare poca visibilità nel mio piccolo, ma ci tengo a sostenere Barbara in questo nuovo assalto al lassismo e alle manchevolezze della “nuova” scuola italiana.
Questo è il suo post in proposito, e questa è l’intervista che ne è seguita.

Ovviamente tutto questo va a braccetto con il “simpatico” professore che esalta la rupe Tarpea, sbagliandone anche i riferimenti storici.

Pedala schiseta, pedala

Bicicletta da lavoro

Ogni tanto in rete compaiono cose interessanti. L’ultima è il caso di un amico di bit, che dismessi i panni dell’informatico ha deciso di cambiare vita seriamente e di passare alla panificazione. Ma non solo il “cosa” si produce ha preso una direzione nuova, anche come si intende “consegnare” il prodotto ha una nuova vita. Vorrebbe consegnare con una bicicletta da lavoro seria il pane in giro, ma la bici olandese [workcycles] (gente che con i pedali ha un altro “rapporto”) costa un tot e allora ecco l’idea. Una sponsorizzazione diffusa. Ho detto troppo. Il resto lo trovate qui su Schiseta.it con il link per fare una donazione. Un pezzo di quel sogno vi può raggiungere a casa, in varie modalità.

Pedala schiseta, pedala!

Questo post si chiama “dovevo andare alla BlogFest”

Questo post si chiama “dovevo andare alla BlogFest“. Invece no. Pensavo di andare su in famiglia. Invece no. Volevo fare il RugbyCamp. Invece no. Volevamo portare anche le scarpe da Tango per ballare fra i FantozziPuf e gli iPad. Invece no.
E tutto perché mi sono trascurato un infortunio avvenuto in campo. Ora, se voglio tornare a giocare, devo fare un “simpatico” ciclo di terapie e di ginnastica posturale e per sovrapprezzo stare fermo sino al termine della terapia, se non voglio buttare via il sacrificio in corso.

Questo post, si sarebbe potuto chiamare “Andiamo alla BlogFest”.
Invece no.

Strane cronache da uno strano Paese